L’edizione 2022 di Being Mind-Healthy di AXA suggerisce l’utilizzo di supporti tecnologici e della telemedicina per rispondere ai nuovi bisogni di protezione della salute mentale

23/08/2022 · News

L’edizione 2022 dello studio “Being Mind-Healthy”, il report sulla salute mentale e il benessere, firmato AXA, è l’indagine più ampia mai lanciata dal gruppo, condotta da IPSOS su un campione di 11.000 persone di età compresa tra i 18 e i 75 anni in 11 paesi europei e territori asiatici (Italia, Francia, Regno Unito, Germania, Spagna, Irlanda, Belgio, Svizzera, Cina, Hong Kong e Giappone). 

La ricerca restituisce una visione sullo stato di salute mentale, dalla percezione del disagio emotivo a quella di stress e di ansia, fino alla diagnosi della malattia e indaga quali siano i comportamenti e le azioni messe in campo per reagire allo stress e migliorare il benessere psicofisico. Sono 4 i profili di salute e benessere mentale definiti dalla ricerca: coloro che combinano benessere sociale, emotivo e psicologico ad un livello di soddisfazione massima (Flourishing), coloro che mostrano benessere in alcune aree, ma con una percezione generale meno intensa (Getting by), coloro che non si sentono al pieno delle proprie capacità e manifestano assenza di un benessere positivo (Languishing) e infine coloro che riportano totale assenza di aree di benessere, per i quali la fatica è associata a disagio emotivo e compromissione psicosociale (Struggling). La ricerca conferma la tendenza, emersa nell’indagine AXA dello scorso anno, che vedeva le donne e i più giovani, in particolare in Europa e specialmente in Italia, tra le categorie più colpite nel benessere psicologico a causa della pandemia (48% in Italia vs 33% global). Dall’indagine emerge come gli uomini abbiano un miglior stato di benessere mentale legato anche ad una maggiore sicurezza del lavoro e del reddito, poiché i settori più duramente colpiti dalla pandemia sono quelli che vedono un maggiore impiego femminile, come ad esempio scuole, sanità e ospitalità. 

Nonostante l’Italia risulti, insieme a Francia e Giappone, tra i Paesi la cui popolazione è più colpita sul fronte della salute mentale, persiste un forte stigma sull’argomento: gli italiani tendono a non parlare con i figli di questo argomento e sono tra le popolazioni meno propense in Europa a cercare sostegno da familiari e amici in caso di disagio mentale. Colpisce infatti che sia l'unico paese europeo dove il numero delle persone che hanno fatto autodiagnosi è superiore rispetto a quello di chi si è rivolto a uno specialista. A questo corrisponde una percezione elevata di stress: in Italia, come a Hong Kong, in Irlanda, e nel Regno Unito, oltre la metà dei rispondenti ha dichiarato di sentirsi stressato. Sebbene lo stress non sia classificato come una malattia mentale, può essere un primo passo verso l'ansia e la depressione. Inoltre gli Italiani pongono la pandemia come una delle variabili che ha influito maggiormente sulla salute mentale, seconda solo all’economia e all’occupazione. Ma sono tuttavia tra coloro che manifestano un buon livello di ottimismo per il futuro e adottano un approccio positivo per superare le difficoltà (63% campione Italia vs 55% media Globale). 

Emerge globalmente la prioritizzazione della propria salute mentale e l'urgenza di aumentare la consapevolezza per le soluzioni preventive. In Italia, solo il 24% degli intervistati ritiene che il sistema sanitario pubblico fornisca un supporto adeguato e solo il 31% ritiene che il proprio datore di lavoro dia sostegno ai propri collaboratori quando si tratta di salute mentale. Per questo le aziende e i sistemi sanitari giocheranno un ruolo sempre più cruciale nel migliorare la prevenzione, il supporto e la cura della salute e del benessere della mente. L’indagine suggerisce nuovi bisogni di protezione, che grazie anche al supporto dell’innovazione tecnologica e della telemedicina, possono trovare risposta.